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Affrontare la malattia e il dolore con la cultura e la musica: Giovanni Allevi ospite al Salone del Libro di Torino

Data di pubblicazione 10 Maggio 2024
Tempo di lettura Lettura 2 minuti

Uno dei grandi protagonisti della seconda giornata del Salone Internazionale del Libro di Torino è stato sicuramente Giovanni Allevi. Il musicista e compositore, molto amato da diversi tipi di pubblico, è stato ospite della Sala Oro per presentare il suo libro “I 9 doni” edito da Solferino.

Affrontare la malattia con la cultura

Allevi ha affrontato, in particolar modo, il tema della malattia e della possibilità di affrontarla con la cultura e con la musica, alla luce della sua esperienza con un tumore: “Negli ultimi concerti – ha sottolineato – ho portato la fragilità che si trasforma in forza grazie alla musica. Insieme al pubblico abbiamo attivato una dinamica interiore di riscoperta della fragilità: ritengo che per chi si trova di fronte al dolore la cultura sia fondamentale”.

Durante l’incontro, Allevi ha poi parlato delle problematiche avute durante il tour: “Avevo – ha continuato – un forte dolore alla schiena e un tremore alle mani portato anche dal mio timore di non essere all’altezza. La psicologa dell’Istituto dei Tumore di Milano mi ha poi aiutato a superare questa fase consigliandomi di visualizzarla come una possibilità di suonare nonostante tutto: grazie a lei mi sono ripreso e a Trento ho vissuto uno dei concerti più belli della mia carriera e il mio cuore è esploso di felicità”.

Un altro aneddoto interessante ha riguardato la fase di cura più intensiva in ospedale: “Ho avuto modo – ha proseguito – di riscoprire la mia creatività, componendo un concerto di 7 ore per violoncello e orchestra che non vedo l’ora di ascoltare e dirigere. Allo stesso tempo sono riuscito a musicare una parola potenzialmente terribile come mieloma scoprendo una sequenza di note molto romantica”.

Il Festival di Sanremo

Uno dei momenti più intensi vissuti da Allevi negli ultimi mesi è stato, infine, quello del Festival di Sanremo: “Il mio monologo – ha concluso – voleva distruggere alcuni luoghi comuni della società come l’egemonia del numero, sottolineando l’importanza di liberarsi dai giudizi altrui ed esprimendo grande affetto e vicinanza verso chi vive situazioni di dolore non solo fisico; tutto questo senza spettacolarizzare il dolore”.

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