Molti di voi lo avranno sicuramente saputo: due giorni fa è morto, a 64 anni da poco compiuti, Edoardo Di Mauro, già Direttore e attuale Vice-Direttore dall’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, nonché fondatore e Presidente del Museo d’Arte Urbana.
Chi era Edoardo Di Mauro
La sua poliedrica biografia, disponibile sul sito della stessa Accademia, descrive in modo eloquente le molteplici sfaccettature della sua figura: cresciuto nel mito delle sottoculture degli anni ’70, nel corso della propria carriera ha dato il via a diverse esperienze artistiche (indipendenti e non), arrivando a co-dirigere la GAM di Torino negli anni ’90. Parallelamente si è mosso nel panorama artistico a 360°, sia come organizzatore di mostre che come promotore di politiche culturali, affiancando l’attività di critico e curatore con particolare attenzione nella valorizzazione dei giovani artisti torinesi.
Volonwrite, Di Mauro e il Mau
La notizia ha colto di sorpresa anche il sottoscritto e più in generale tutti noi di Volonwrite, lasciandoci sgomenti e addolorati: già da alcuni anni, infatti, con Di Mauro e con il suo Museo d’Arte Urbana ci lega il progetto MAU for ALL, con cui abbiamo ideato e sperimentato diverse modalità di rendere fruibile alle persone disabili la collezione permanente del museo. Un’attività, quest’ultima, che già dalla sua concezione ci aiuta a capire molto della sua personalità: solo un visionario, infatti, avrebbe potuto pensare di proporre a persone cieche e ipovedenti tour guidati alla scoperta di opere d’arte pubblica realizzate in alto sui muri dei palazzi (senza la possibilità di essere toccate), così come a persone in carrozzina di muoversi all’interno di un borgo dalla pavimentazione stradale proibitiva come Campidoglio.
Ed è soprattutto grazie a questa pionieristica visione che, insieme a lui e ai suoi collaboratori (come l’instancabile moglie-responsabile dell’archivio Barbara Bordon, l’attrice teatrale Adriana Zamboni della Compagnia 3001 o la storica dell’arte e guida turistica Alessia Orofino di CulturalWay, giusto per fare dei nomi), nel corso degli anni abbiamo avuto modo di realizzare diverse visite guidate accessibili dove, grazie all’interpretazione teatrale delle opere d’arte affiancata da una guida tradizionale e da un’interprete LIS, siamo stati in grado di allargare la partecipazione alla vita artistica torinese ad un pubblico altrimenti escluso, oltretutto in un contesto estemporaneo e molto particolare.
A questo si aggiunge un fattore molto importante, oserei dire fondamentale per noi di Volonwrite: il clima di assoluta stima, fiducia e affetto in cui si è sempre svolta la nostra attività con il MAU. Un clima “leggero” e conviviale che ci ha permesso di lavorare nel migliore dei modi, senza mai farci sentire respinti o inadeguati, permettendoci di sperimentare, divertirci, innovare e anche sbagliare senza per questo essere giudicati per la nostra “goffaggine” nel muoverci professionalmente in un mondo nuovo e (per noi) poco esplorato come quello artistico. Non sono certo mancati momenti di tensione o di stallo, puntualmente superati con nuove idee e progetti come il recente “Everyday life fest”, culminato con la resa accessibile con sottotitolazione e audiodescrizione del film cult “Torino violenta” (nell’ambito del Piccolo Festival del Cinema Underground, altra sua geniale intuizione in condivisione con il giornalista Gabriele Farina).
L’aver scelto noi per portare avanti il progetto Mau for All, così diversi e disordinati rispetto a organizzazioni più grandi e meglio strutturate, indica infine un dato di fatto inequivocabile: per quel poco che lo conoscevamo Edoardo Di Mauro era un uomo a cui il “rischio” non faceva paura. E a testimoniarlo ci sono l’idea di fondare a Torino il primo museo di arte pubblica a cielo aperto d’Italia battendosi per farlo restare libero e indipendente, la scelta di promuovere artisti emergenti o poco conosciuti, la considerazione dell’arte non solo come un godimento fine a se stesso ma come strumento di educazione, la volontà nel portarla al di fuori dei suoi confini tradizionali e l’ostinazione nel coinvolgere pubblici nuovi e spesso esclusi come le persone disabili. E ancora la decisione, da autorevole esponente dell’Accademia, di dare la possibilità alle persone trans di avviare la carriera alias o di aderire con convinzione ed entusiasmo al Disability Pride Torino.
Viva Edoardo!
Alla luce di tutte queste evidenze, credo proprio che possiamo perdonargli il frequente utilizzo di una terminologia un po’ obsoleta sulla disabilità o le introduzioni un po’ troppo lunghe prima delle visite guidate del MAU for ALL. Piuttosto, vogliamo ringraziarlo per il tempo prezioso passato insieme, assicurargli di non voler portare avanti tutte le iniziative fatte insieme e dire a gran voce: viva Edoardo Di Mauro, il visionario che ha aperto il mondo dell’arte alle minoranze e alle periferie urbane e culturali!!!