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Dieci anni senza il nostro fondatore Vincenzo Langella: pioniere, innovatore e rivoluzionario

Data di pubblicazione 9 Agosto 2024
Tempo di lettura Lettura 4 minuti
Vincenzo Langella, fondatore e primo presidente di Volonwrite, in spiaggia, sulla carrozzina elettrica, mentre tiene tra le mani un salvagente

La fine non è altro che un nuovo inizio“: esattamente dieci anni fa iniziavo così, ispirandomi liberamente ad uno degli ultimi libri di Tiziano Terzani, uno degli articoli più sofferti e sentiti della mia vita. Già, perché esattamente 10 anni fa moriva a soli 43 anni Vincenzo Langella, indimenticato e indimenticabile ideatore, fondatore e primo Presidente di Associazione Volonwrite.

Dieci anni senza Vincenzo

Questi dieci anni sono letteralmente volati via, così come sono cambiati il mondo e insieme a lui anche la maggior parte dei paradigmi allora dati per scontati sulla disabilità. Le uniche cose a non essere cambiate, e lo dico senza retorica né ruffianeria, sono il tuo ricordo e la saggezza che la tua figura e i tuoi insegnamenti continuano a trasmettere anche a distanza di così tanto tempo.

Spesso tendiamo a dimenticarcelo o a dargli poco peso, ma senza falsa modestia non mi è difficile ammettere che, con l’intuizione di Volonwrite (e con il tuo contemporaneo impegno all’interno del Servizio Passepartout della Città di Torino), tu avessi anticipato tutti sull’importanza di fare comunicazione sulla disabilità “dal basso”, scendendo in strada e dando voce alle parole e ai racconti “in prima persona” delle persone disabili.

Un pioniere e un innovatore

Forse non lo sapevi, ma per tutti questi motivi sei stato – e sei tuttora insieme al tuo amico e maestro Franco Bomprezzi che ti ha raggiunto pochi mesi più tardi  – un innovatore, un pioniere di quella rivoluzione che negli ultimi anni (anche per merito dei social) è diventata dirompente grazie alla tenacia di decine di giovani attivisti e giovani attiviste e che ha portato le persone con disabilità ad avere una visibilità e un’autorevolezza senza precedenti in moltissimi campi.

La tua vitalità, la tua ironia e la tua incoscienza, che ti portavano a fare con nonchalance qualsiasi cosa “socialmente e materialmente sconsigliata” alle persone disabili e a portare la tua “ingombrante” figura in luoghi “proibiti”, almeno a Torino avevano anche iniziato a scalfire quel muro di comodo che chi all’epoca si autoproclamava “normodotato” innalzava con il resto del mondo, spesso con il tacito consenso di molte associazioni. Tutto questo, sempre in anticipo sui tempi, aveva contribuito a mettere in discussione il concetto stesso di normalità, iniziando a valorizzare quelli di diversità e di unicità in una società che per sua natura tende all’omologazione.

Volonwrite oggi

Dobbiamo ammetterlo, in questi 10 anni di tua assenza anche Volonwrite è cambiata tantissimo: da quando ci siamo salutati, oltre al sottoscritto, “resistono” Cristina, Giada, Mauro (che nel frattempo “ha fatto carriera” diventando Presidente) e Ario insieme a una manciata di volontari e volontarie che nel frattempo sono diventati uomini e donne maturi e consapevoli. Qualcuno, nel corso degli anni, si è perso (anche dolorosamente) per strada per motivi che non sto qui ad elencare, mentre altri sono ufficialmente saliti a bordo, contribuendo con la propria professionalità e il proprio entusiasmo a farci fare ulteriori e insperati salti di qualità sotto diversi punti di vista; sono convinto che la nuova squadra ti piacerebbe tantissimo e che saresti molto felice dei nuovi progetti nati grazie alla fantasia e alla caparbietà del gruppo.

Più coesione e meno inclusione

Nonostante tutto, l’associazione che hai fondato e contribuito a plasmare con quell’amore sconfinato per il mondo e per ogni forma di vita resta quindi – a tua immagine e somiglianza – una piccola, colorata, disordinata e sgangherata ma estremamente vivace e intraprendente zattera, capace di navigare con piglio sicuro in acque tempestose e piene di squali. Una zattera capace di farsi veliero portando avanti quella rivoluzione vistosa e rumorosa che ha l’obiettivo di superare l’inflazionato e fuorviante concetto di inclusione – spesso utilizzato da chi detiene il potere per controllare le persone disabili e più in generale le minoranze discriminate – per promuovere quello di coesione a cui tenevi tantissimo.

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