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A Torino prende forma il “Piano di Accessibilità” in collaborazione con il Politecnico: stanziati 100mila euro all’anno

Data di pubblicazione 25 Ottobre 2024
Tempo di lettura Lettura 3 minuti
Dettaglio carrozzina

Da “Piano per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche” (il “famoso” PEBA) a “Piano di Accessibilità”: è un cambio di paradigma quello portato avanti dalla Città di Torino che, nelle intenzioni, dovrebbe superare tutte le barriere che ostacolano la piena autodeterminazione e la piena autonomia delle persone disabili.

Il Disability Manager

Un progetto che vede l’amministrazione comunale operare in sinergia con il Politecnico di Torino e con le associazioni di secondo livello attive sul territorio (nello specifico CPD, FISH e FAD, ndr) e per cui sono stati stanziati 100mila euro all’anno: “I fondi – spiega il Disability Manager Antonino Calvanosono destinati alle attività di ricerca preliminare e a quelle di realizzazione. La modifica della normativa specialistica ci impone di definire parametri che favoriscano l’accessibilità di tutte le persone disabili, con obiettivi distribuiti sulle diverse tipologie di disabilità, comprese quelle cognitive”.

Novità importanti anche per quanto riguarda la struttura che avrà la responsabilità del Piano: “Verrà demandata – prosegue – agli uffici del decentramento con il coinvolgimento delle Circoscrizioni, che si confronteranno con un gruppo di lavoro composto dal Politecnico e dai diversi assessorati interessati, portando avanti un confronto continuo con le associazioni; entro fine anno sarà mio compito aggiornare sull’avanzamento dei lavori”.

Il Politecnico

La gestione pratica del Piano, come anticipato, sarà invece in mano al Politecnico di Torino e, più precisamente, al Dipartimento di Architettura e Design: “ll gruppo di lavoro – sottolinea la professoressa Daniela Bosiaè composto da 10 persone, in rete con le altre realtà interessate: l’idea è quella che il Piano non debba solo rispondere alla normativa, ma soprattutto ai bisogni di tutti in base alle proprie condizioni fisiche, cognitive e sensoriali. Per tutti questi motivi il PEBA risulta uno strumento vecchio: l’accessibilità va quindi in tesa in senso ampio e deve avere l’obiettivo di facilitare la vita quotidiana, mettendo al centro la persona in una città grande e variegata come Torino”.

Innovativa anche la modalità di predisposizione del Piano: “Tutti gli aspetti – aggiunge – tra cui trasporti, informazione, comunicazione, orientamento e servizi pubblici, vengono valutati in modo integrato attraverso diverse fasi, coordinate tra loro con il supporto della struttura tecnico organizzativa messa a disposizione dal binomio Politecnico-Comune. Entro la fine dell’anno verrà ultimato il quadro conoscitivo esaustivo, da costruire attraverso banche dati, progetti già realizzati, geoportali e rilievi diretti sul campo in aree test già individuate sul territorio cittadino: in base ai risultati ottenuti partiremo con la programmazione dei lavori, la progettazione, la realizzazione degli interventi e, infine, il monitoraggio”.

Le associazioni

Sostanzialmente soddisfatti i rappresentanti delle associazioni, che però pongono l’accento su alcuni temi specifici: “Le persone con disabilità motorie o sensoriali – commenta Giancarlo D’Errico della FISHsono in netta minoranza rispetto a quelle con disabilità intellettiva, che negli ultimi anni hanno iniziato a spostarsi molto di più per motivi lavorativi e non solo. A questo proposito, non bisognerebbe solo concentrarsi sugli scivoli, ma anche sul rendere fruibile la città a tutti con l’obiettivo di aumentare il benessere”. “Le associazioni di categoria – aggiunge Sergio Prelato della FANDvanno ascoltate e sono importanti perché siamo noi a subire in prima persona le limitazioni dalla mancanza di accessibilità”.

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