Mercoledì 20 novembre, al Cinema “Fratelli Marx” di Torino, è stato proiettato “5 Nanomoli – Il sogno olimpico di una donna trans“, documentario che narra la vicenda umana e sportiva di Valentina Petrillo, prima atleta transgender in assoluto ad aver vestito la maglia della Nazionale Italiana.
Il film, diretto da Elisa Mereghetti e Marco Mensa e uscito nel 2023, parte dal 2019 e ripercorre dall’inizio le tappe che Petrillo ha dovuto affrontare non solo per qualificarsi alle Paralimpiadi di Tokyo 2020 (in quanto persona ipovedente, ndr), ma anche per vedersi finalmente riconosciuta come donna all’interno del movimento sportivo internazionale ai massimi livelli.
Un percorso ad ostacoli che, oltre ai pregiudizi della società in generale, ad una rappresentazione mediatica inadeguata e alle violenze a cui le persone trans sono sottoposte come dimostrato da dati allarmanti, ha visto la protagonista scontrarsi con un mondo ipocritamente chiuso, nonostante parametri in linea con le regole fissate dalle federazioni. Le “5 nanomoli” riprese dal titolo, infatti, rappresentano la quantità massima di testosterone nel sangue consentita per gareggiare tra le categorie femminili, valori che Petrillo ha dimostrato di poter rispettare ma che non sono bastati per un pieno riconoscimento da parte della World Athletics, che nel 2023 è tornata sui propri passi mettendo in dubbio un percorso ormai tracciato.
Il tanto sospirato riconoscimento è invece arrivato, insieme ad un pieno supporto, dal mondo paralimpico sia internazionale che nazionale, come sottolineato dalle parole pronunciate nel documentario da Sandrino Porru, Presidente della FISPES Federazione Italiana Sport Paralimpici e Speciali (che in Italia gestisce l’atletica leggera paralimpica). La parabola sportiva di Petrillo ha trovato infatti il suo apice nella partecipazione ai Giochi di Parigi 2024 dopo la mancata qualificazione a Tokyo anche a causa della mancata assegnazione di un ulteriore slot femminile all’Italia, decisione vissuta come “politica” vista la tradizione positiva avuta nel corso degli anni.
Il film su Valentina Petrillo esprime un’emergenza che, nell’ambito della diversità in generale, è più che mai diffusa: quella di affermare la propria unicità in un mondo che non solo tende ad omologare ed omologarsi ad una norma statistica, ma che non perde l’occasione per prevaricare e discriminare quanto o quanti non siano conformi a quella norma, sia che ci si riferisca alla disabilità, all’identità di genere, all’orientamento sessuale…; un modello di società che, direttamente o indirettamente, attua una violenza culturalmente tollerata ma che va contrastata a tutti i livelli.
A dicembre, inoltre, sulla storia di Valentina Petrillo uscirà anche il libro “Più veloce del tempo”, scritto dalla protagonista insieme a Claudio Arrigoni ed Ilaria Leccardi (edito da Capovolte).