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Un 3 Dicembre di “Parole DISobbedienti” per abbattere…l’inclusione! (EDITORIALE)

Data di pubblicazione 3 Dicembre 2024
Tempo di lettura Lettura 3 minuti
Persone disabili motorie e sensoriali e persone non disabili dietro allo striscione del Disability Pride Torino in occasione dell'edizione 2024

Ce l’abbiamo fatta! Per Volonwrite questo 3 dicembre non è come tutti gli altri: per la prima volta nella nostra quindicennale storia, infatti, abbiamo organizzato un evento per la Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità. L’evento in questione ha un titolo molto eloquente, che sottolinea in modo chiaro la nostra filosofia e il nostro approccio: “Parole DISobbedienti”.

La scelta di organizzare un appuntamento con questo nome va spiegata ed è possibile riassumerla nel modo seguente. Innanzitutto è importante sottolineare il focus sulle parole: noi di Volonwrite, ed il sottoscritto in prima persona, usiamo infatti le parole per cercare di realizzare quel tanto sospirato cambio di paradigma (non scomodiamo la parola rivoluzione) sulla disabilità basato su partecipazione, protagonismo, autodeterminazione, autorappresentazione e autorappresentanza.

Abbiamo poi scelto di aggiungere l’aggettivo DISobbedienti per ribadire due concetti: il primo, per noi fondamentale, rappresenta la necessità di “disobbedire” a una società che tende oggi più che mai all’omologazione di tutte e di tutti ad una normalità puramente statistica, discriminando fino a praticare violenze dirette o indirette su chi a questa norma non è conforme. Questo meccanismo è troppo spesso alimentato da una politica che “usa” la disabilità come diversivo per ripulirsi la coscienza o come arma per attaccare altre categorie marginalizzate (le persone lgbtqia+ e le persone razzializzate ne sanno qualcosa), ma anche da alcune associazioni “di categoria” che a questi meccanismi si adeguano rincorrendo a tutti i costi quella seducente chimera chiamata “normalizzazione della disabilità”.

Il secondo, simboleggiato dalle lettere DIS scritte in maiuscolo, rappresenta invece la necessità di ribadire con orgoglio la nostra identità e il nostro orgoglio di persone disabili (oltre a quella degli alleati e delle alleate), che sfocia nell’emergenza di rivendicare i propri diritti, le proprie ambizioni, il proprio modo di essere e il proprio modo di stare al mondo: in parole povere, la propria unicità. Identità, orgoglio e unicità purtroppo schiacciate dal contesto sopra descritto, permeato da un’egemonia culturale, sociale, politica ed economica che porta a “disabilitare” le persone non conformi.

Alla luce di questo ragionamento qual è, quindi, l’obiettivo delle nostre “Parole DISobbedienti“? Si tratta di un obiettivo ambizioso e per certi versi rischioso: abbattere…l’inclusione! Senza scendere nei meandri dell’etimologia di questa parola, ormai abusata e svuotata di ogni significato “inclusivo”, l’inclusione ha nel corso degli ultimi anni esaurito la sua spinta propositiva assumendo un ruolo inverso, ovvero venendo utilizzata dai “normali” per ribadire il proprio potere su chi è marginalizzato e delimitare in modo netto il confine tra il “noi” e il “loro”. Un’inclusione che presuppone un’esclusione di partenza da cui è possibile uscire solo se chi è “normale” ti accetta e ti dà la sua benedizione ad entrare in una società che resta, in questo modo, contraddistinta dalla disparità.

Nel corso del tempo, in definitiva, abbiamo acquisito con sempre maggior vigore una consapevolezza anticipata molti anni fa dal nostro amato Presidente e fondatore Vincenzo Langella: quella di privilegiare la parola coesione perché simbolo di sinergia, partecipazione e interdipendenza in condizioni di pari opportunità alla vita della società. Le nostre “Parole DISobbedienti” si concretizzeranno come un microfono aperto, accessibile e intersezionale proprio per correre uniti e unite verso l’obiettivo principale, costruendo insieme quel tanto sospirato cambio di paradigma citato in apertura. Pardon, costruendo insieme la rivoluzione!

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