Una casa rifugio dove le donne con fragilità vittime di violenza possono trovare accoglienza, sollievo, protezione, sostegno e supporto grazie alle professionalità di un’equipé multidisciplinare accompagnate dalla bellezza dell’arte: tutto questo è Mariposas, riaperta (dopo la chiusura temporanea sancita dalla pandemia di Covid-19, ndr) grazie ad un percorso di co-progettazione portato avanti dalla Città di Torino, dalla Fondazione Compagnia di San Paolo e dall’Associazione Fermata d’Autobus Onlus in partnership con la cooperativa sociale I Diritti di Emma e le associazioni Gli Acrobati e Forme in Bilico.
Casa Rifugio Mariposas: cos’è e a chi si rivolgeLa riapertura di Casa Mariposas è frutto di una precisa volontà della Città di Torino, riassunta nel progetto “Luna Nuova – Un Rifugio per Ricominciare“ e concepita nell’ambito del Coordinamento Contro la Violenza sulle Donne attraverso l’attività quotidianamente svolta sul territorio dai Centri Antiviolenza e non solo: “Ricomincia – spiega l’Assessore Comunale a Welfare, Diritti e Pari Opportunità Jacopo Rosatelli – una storia in forma nuova, come atto concreto in grado di dare un segno di speranza. Anche se, in questi anni, il lavoro dei Centri Antiviolenza e di tutto il sistema torinese non è mai mancato, il nostro impegno di fronte a tutto il mondo femminile e femminista è stato quello di riaprire il prima possibile; questo è avvenuto grazie all’interesse della Fondazione Compagnia di San Paolo, all’Associazione Fermata d’Autobus e ai partner del terzo settore“.Casa Mariposas è aperta a tutte le donne vittime di violenza, ma si rivolge in particolar modo a persone con forme di fragilità psichiche e psicologiche attraverso percorsi individualizzati messi in atto da personale con competenze specifiche: “Il rifugio – specifica la Direttrice del Dipartimento Servizi Sociali, Socio Sanitari e Abitativi Monica Lo Cascio – risponderà a bisogni dinamici, favorendo percorsi di autonomia e autodeterminazione attraverso il Piano di Inclusione Sociale: si tratta di un ulteriore tassello nel sistema complessivo di contrasto alla violenza sulle donne“.Un fondamentale supporto nella realizzazione di questo obiettivo è stato dato dalla sinergia tra più realtà appartenenti a diversi mondi: “Nel sistema cittadino – commenta la Responsabile dell’Obiettivo Persone della Fondazione Compagnia di San Paolo Marzia Sica – il lavoro di rete vuole promuovere la giustizia sociale anche attraverso servizi personalizzati con una lettura intersezionale. La parola migliore per esprimere questo contesto è cura, frutto di un rinnovato dibattito culturale connesso alla prevenzione e al diritto di scelta ed espressione delle donne“.
Dati preoccupanti
La necessità di un servizio come questo è confermata dai dati preoccupanti provenienti dai Centri Antiviolenza: nel 2023, infatti, su 815 contatti strutturati sono avvenute 217 nuove prese in carico, a cui si sono aggiunti 48 casi degli anni precedenti per un totale di 265 percorsi e 110 denunce. Tra le donne accolte, 121 sono italiane e 96 straniere (tra cui 78 con cittadinanza extra UE), l’età va dai 19 ai 79 anni con prevalenza della fascia 35-45, mentre il 50% ha figli; per quanto riguarda le tipologie, invece, i numeri rivelano 166 casi di violenza psicologica, 157 fisica, 52 economica e 31 sessuale. Come se non bastasse, i dati appena illustrati sono in peggioramento: nel corso del 2024, infatti, le nuove prese in carico sono al momento 270, a cui vanno aggiunte le 80 ancora attive.
La bellezza dell’arte che curaIl concetto di cura della persona è espresso anche attraverso la bellezza dell’arte: gli spazi e gli ambienti di Casa Mariposas, infatti, sono stati arricchiti attraverso opere realizzate da artiste come Sarah Bowyer, Sara Conforti, Sabine Delafon, Cristina Mandelli e Irene Pittatore: “Spesso – sottolinea Egle Demaria di Fermata d’Autobus – le sofferenze delle donne con fragilità vittime di violenza sono così forti da non poter essere espresse verbalmente, tanto da necessitare altri canali di comunicazione proprio come l’arte. Dopo un percorso di valutazione, gli interventi sono proprio calibrati sulle storie e sulle risorse personali con l’obiettivo di raggiungere autonomia e autodeterminazione“.