Nel giro di qualche settimana, le disabilità e le neurodivergenze sono entrate improvvisamente e imprevedibilmente sui media e nelle case di tutto il mondo. Come? Grazie alle allucinanti dichiarazioni di Donald Trump (immagine di copertina di Tibor Janosi Mozes da Pixabay) e di uno dei suoi più accaniti sostenitori: Elon Musk. A loro, negli ultimi giorni si è unito anche Javier Milei.
I fatti
I fatti sono noti praticamente a tutti e tutte: il neo Presidente degli Stati Uniti aveva attribuito la responsabilità dell’incidente aereo tra un volo civile e un elicottero militare accaduto ad inizio febbraio a Washington alle persone con disabilità assunte come assistenti di volo. Il portavoce in Italia del miliardario patron di Tesla e X Andrea Stroppa, invece, aveva affermato come il saluto romano fatto dal suo capo durante la cerimonia di insediamento di Trump fosse legato all’autismo. Negli ultimi giorni, per non essere da meno, il Presidente argentino ha fatto approvare un riforma dell’Agenzia Nazionale che classifica le persone con disabilità cognitive come “idioti”, “imbecilli” o “ritardati”.
Le reazioni
Le uscite sconcertanti della premiata ditta Trump-Musk-Milei hanno fatto rapidamente il giro del mondo, provocando reazioni sdegnate da parte di associazioni, attivisti e attiviste (qui la replica della FISH e qui quella di CoorDown). Senza dilungarci in inutili ripetizioni, ma ribadendo il nostro sostegno alle istanze espresse dall’attivismo, ci teniamo a sottolineare un altro aspetto di questa vicenda, molto importante perché riguarda decisori che hanno in mano le sorti di tutto il mondo.
Il fattore politico
Sotto il velo dell’indignazione impulsiva, infatti, c’è un fattore politico che è opportuno non sottovalutare e far emergere. Frasi di questo tipo dimostrano ancora una volta un elemento inequivocabile: l’ostilità verso le persone con disabilità e le persone neurodivergenti da parte di certa politica. Un’ostilità esplicita e spaventosa nel caso di Trump, Musk e Milei, già impegnati in una pesante campagna di “normalizzazione” (intesa come eliminazione della diversità, ndr) di ogni strato dell’amministrazione e della società americana attraverso l’attacco diretto alle minoranze di qualsivoglia tipo e allo smantellamento di qualsiasi forma di politica di inclusione o antidiscriminatoria.
I risvolti in Italia
E in Italia? La faccenda è decisamente più subdola e quindi apparentemente meno grave: qui, infatti, le persone con disabilità e neurodivergenti vengono usate come “cavallo di Troia” per fini politici. L’attacco alle altre minoranze marginalizzate, infatti, in moltissimi casi avviene proprio attraverso lo “sfruttamento” delle cause legate ai diritti: quante volte abbiamo sentito affermare, nel corso degli ultimi anni, che le risorse economiche utilizzate per le politiche di accoglienza delle persone migranti o quelle per le campagne antiviolenza verso le persone con diversi orientamenti sessuali o identità di genere verrebbero tolte alle persone disabili?
Lo sfruttamento politico delle persone disabili
Un esempio molto recente di questa dinamica riguarda un noto content creator disabile di origine straniera che, una volta ottenuta la cittadinanza italiana, ne ha subito approfittato per attaccare le persone migranti e le politiche che le supportano sia a mezzo stampa (dichiarando, tra le altre cose, “ora sono italiano e vi dico: occhio a troppi immigrati“) che sui social (affermando come la cittadinanza non sia un regalo). I post su Facebook, manco a dirlo, sono stati subito ripresi in toni entusiastici da alcuni profili di partito.
Illusioni e rabbia
Il recente rinvio della riforma sulla disabilità, sancito pochi giorni fa attraverso l’approvazione del Decreto Milleproroghe, nonostante le rassicurazioni della Ministra Alessandra Locatelli rappresenta invece la punta dell’iceberg di un’agire politico che spesso si poggia sulle illusioni per ottenere i suoi scopi; dirò di più: la stessa istituzione di un ministero specifico sulle disabilità può essere letta in quest’ottica. La rabbia espressa da più parti per questa decisione (nonostante prese di posizione più caute), motivata nella necessità di sperimentare maggiormente le nuove disposizioni, è perfettamente esplicativa di questo meccanismo.
A restare è però la frustrazione di centinaia di migliaia di persone che aspettano da anni – se non decenni – passi avanti decisivi sulla deistituzionalizzazione e sulla vita indipendente. Quelle stesse persone che dovranno ancora accettare condizioni di vita lesive della dignità personale e in grado di minare alle fondamenta non solo la propria salute fisica e mentale, ma anche il concetto stesso di autodeterminazione sancito dalla Convenzione ONU e da tutte le successive leggi.
I riferimenti normativi: