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Disabilità e Diritti: Sedici Anni dalla Convenzione ONU, un’Inclusione Ancora Formale

Data di pubblicazione 7 Marzo 2025
Tempo di lettura Lettura 4 minuti

Sono trascorsi sedici anni dalla ratifica italiana della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, avvenuta il 3 marzo 2009. Un anniversario passato quasi inosservato, nonostante il documento rappresenti un pilastro normativo fondamentale nel riconoscimento della dignità e dei diritti delle persone con disabilità. Eppure, in Italia, l’inclusione rimane troppo spesso solo sulla carta, con molte criticità che ostacolano la piena partecipazione sociale delle persone con disabilità.

La Convenzione ONU: un Cambio di Prospettiva

Adottata nel 2006 dalle Nazioni Unite ed entrata in vigore nel 2008, la Convenzione segna un passaggio epocale nella visione della disabilità: non più una condizione da gestire con assistenza e protezione, ma una questione di diritti umani. L’obiettivo è garantire pari opportunità e piena partecipazione alla società, superando barriere fisiche e culturali.

La Convenzione è il primo trattato completo sui diritti umani del XXI secolo e il primo documento internazionale a riconoscere esplicitamente le persone con disabilità come titolari di diritti, anziché soggetti passivi di assistenza. Questo cambiamento di prospettiva ha spinto gli Stati firmatari ad adottare misure concrete per promuovere l’autonomia e la partecipazione delle persone con disabilità in ogni ambito della vita.

Tra i principi cardine della Convenzione spiccano:

  • Il rispetto della dignità e dell’autonomia individuale;
  • La non discriminazione;
  • L’accessibilità e l’uguaglianza di opportunità;
  • La partecipazione piena ed effettiva alla vita sociale;
  • L’uguaglianza di genere e il rispetto per le capacità evolutive dei bambini e delle bambine con disabilità.

Italia: diritti sulla carta, ostacoli nella realtà

Ma quanto di questi principi è diventato realtà nel nostro Paese? Se da un lato ci sono stati progressi normativi, dall’altro le barriere concrete restano numerose, come denuncia la Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap (FISH). Le criticità emergono in diversi settori chiave della società, dal lavoro all’istruzione, dall’accessibilità alla partecipazione politica.

Lavoro: un Mercato Ancora Escludente

Secondo i dati ISTAT, il tasso di occupazione delle persone con disabilità in Italia si attesta al 34,5%, contro una media nazionale del 58,1%. Le difficoltà di accesso al mercato del lavoro rimangono significative, nonostante gli obblighi di legge sull’inserimento lavorativo.

Molte aziende non rispettano le normative sulle quote di assunzione di persone con disabilità e le opportunità professionali restano limitate. Inoltre, chi riesce a entrare nel mondo del lavoro si scontra spesso con ambienti poco accessibili e una mancanza di adattamenti ragionevoli, come postazioni ergonomiche, orari flessibili e supporti tecnologici.

Scuola e Università: inclusione a metà

Il sistema scolastico italiano continua a presentare criticità nel garantire un’istruzione realmente inclusiva. Carenza di insegnanti specializzati e specializzate, ostacoli nei percorsi di studio e mancanza di una cultura inclusiva rischiano di rendere il diritto all’istruzione un principio più teorico che pratico.

Nelle scuole italiane, il numero di insegnanti di sostegno è spesso insufficiente e la loro formazione non sempre adeguata. Inoltre, le barriere architettoniche e la carenza di materiali didattici accessibili limitano ulteriormente la partecipazione degli studenti e delle studenti con disabilità. Anche l’università non fa eccezione: pochi atenei dispongono di servizi adeguati, come tutor specializzati o supporti tecnologici avanzati.

Accessibilità: un Problema Ancora Irrisolto

L’accessibilità è un punto di partenza, ma non basta. L’inclusione non si esaurisce con l’abbattimento delle barriere architettoniche: occorre un cambiamento culturale che riconosca le persone con disabilità come protagoniste della società, con piena autonomia decisionale.

In molte città italiane, il trasporto pubblico non è ancora pienamente accessibile, e gli edifici pubblici e privati presentano ostacoli che impediscono una partecipazione attiva alla vita sociale. Cinema, teatri, uffici e negozi spesso non garantiscono percorsi accessibili, limitando la libertà di movimento delle persone con disabilità.

Partecipazione Politica e Sociale: una Voce Ancora Troppo Debole

Un altro nodo critico riguarda la partecipazione politica e sociale delle persone con disabilità. Troppo spesso, le loro voci non vengono ascoltate nei processi decisionali che le riguardano direttamente.

Pochi partiti politici e istituzioni promuovono attivamente la presenza di persone con disabilità nei ruoli di rappresentanza. Inoltre, la mancanza di accessibilità nei seggi elettorali e nei dibattiti pubblici ostacola il pieno esercizio dei diritti democratici.

Un Futuro di Inclusione Reale?

Secondo il presidente di FISH, Vincenzo Falabella, “Non possiamo accontentarci di un’inclusione formale. Servono interventi strutturali per abbattere le barriere, garantire l’accesso al lavoro, rendere la scuola davvero inclusiva e promuovere una cultura dell’inclusione”.

A sedici anni dalla ratifica della Convenzione, l’Italia ha ancora molta strada da fare per trasformare i diritti sanciti in realtà concreta. Occorrono politiche pubbliche più incisive, finanziamenti adeguati per i servizi di supporto e un maggiore coinvolgimento delle persone con disabilità nei processi decisionali. Solo così si potrà costruire una società in cui l’inclusione non sia solo un principio astratto, ma un elemento fondante della vita quotidiana.

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