“Prima di essere disabile sei una bambina, una persona” questa è stata la prima verità del mio “secondo” padre, con cui mi confortavo la sera, crollando dalla fatica, dopo una giornata come tante, ad imparare a fare le cose a modo mio ma in autonomia. Non c’era un modo giusto di fare le cose, c’era il modo in cui ci riuscivo, in cui avevo una possibilità di sfiorare la normalità.
Con gli anni ho scoperto che questa è la libertà, la libertà d’essere me stessa.
Il cinema mi ha accompagnato nel mio percorso di autonomia e libertà, mi ha fatto conoscere vite ed emozioni che la vita reale mi negava, molti personaggi sono diventati parte di me, della mia famiglia, da alcuni ho appreso saggi consigli, da altri ho imparato che in ogni cosa che fai devi metterci amore perché possa arrivare agli altri.
Avevo sei anni quando per la prima volta Alfredo ha insegnato a Totò ad amare “la cabina del Paradiso”, ne avevo 8 quando ho scoperto che a fabbricare i bulbi oculari era un eschimese, ne avevo 18 quando ho tolto i punti esclamativi alla bellezza. Oggi, così come quando il viaggio è iniziato, cerco di vivere profondamente come una ragazza del Mondo, varcando soglie invisibili di una Realtà dalle infinite sfumature.
Il contributo che mi piacerebbe portare a Volonwrite, proponendovi le mie cinefile visioni, di volta in volta, è come un frammento d’un orizzonte aperto sulle possibilità e le soluzioni che la Settima Arte può offrire alla quotidianità, senza la pretesa di darsi come verità ma piuttosto inizio di un dialogo, una prospettiva nella continua ricerca d’un equilibrio raggiungibile.
Carmen Nemrac Riccato