Martina Micciché, autrice di “Femminismo di Periferia”, lunedì 13 maggio al Salone Internazionale del Libro di Torino cede lo spazio che avrebbe dovuto dedicare alla presentazione del suo libro per sostenere invece la causa della Palestina.
Come fatto il giorno prima dall’autrice di “Vittime mai”, Valeria Fonte, la scrittrice, scienziata politica, fotoreporter e attivista Martina Micciché, sceglie di mettere in primo piano la situazione critica in cui si trovano i Palestinesi, anziché promuovere il proprio lavoro. Un atto di solidarietà vero e proprio che arriva in un momento inquietante e cruciale, mentre la regione è dilaniata da una guerra che ormai perdura da molto più di sette mesi. Ad affiancarla in questa iniziativa c’è Susanna Panini, attivista antispecista con la passione per la scrittura e responsabile del rifugio per animali Ippoasi di Pisa.
Insieme, si servono dei temi trattati nel saggio “Femminismo di Periferia” edito Edizioni Sonda, e di alcuni estratti del libro “10 Miti su Israele” di Ilan Pappé per evidenziare i punti chiave della guerra in corso, offrendo così una prospettiva critica e informativa sulla situazione attuale in Medio Oriente.
Partendo da due temi fondamentali, le relatrici concentrano il loro discorso sulla marginalizzazione e il rapporto vittima-oppressore.
La marginalizzazione
Il primo tema, la marginalizzazione, è al centro del discorso di Martina Micciché. Proprio come la periferia urbana è spesso vista come un luogo di esclusione e emarginazione, così anche la Palestina rappresenta tutto ciò che è messo ai margini, escluso e allontanato. La popolazione palestinese vive sotto l’ombra dell’occupazione militare israeliana, soggetta a restrizioni sui movimenti, confinata in territori sempre più ridotti e spesso privata dei diritti più basilari. Questa marginalizzazione va oltre i confini fisici, influenzando ogni aspetto della vita quotidiana dei Palestinesi e minando la loro dignità e il loro benessere.
Il rapporto vittima-oppressore
L’autrice si sofferma anche su un’altra dinamica ben presente in “Femminismo di Periferia” e cioè il rapporto vittima-oppressore. Così come nel suo libro analizza le dinamiche di potere e oppressione nelle relazioni di genere, allo stesso modo Micciché crea similitudini nel contesto del conflitto israelo-palestinese. Il parallelismo è evidente: proprio come troppo spesso le donne vittime di abuso, stupro o femminicido si trovano a essere considerate responsabili di ciò che è accaduto loro, “ad oggi una buona parte della popolazione afferma ancora che è stata la Palestina a iniziare la guerra. Che tutto ha avuto inizio il 7 Ottobre 2023”. In questo schema ricorrente, la vittima diventa erroneamente la colpevole.
Insomma, partendo da termini come “oppressione”, “colonizzazione”, e “marginalizzazione” il palco live del Salone del Libro si trasforma in un vero e proprio momento di rivendicazione. Lo scopo è chiaro e diretto: oltre ad un “cessate il fuoco”, c’è la volontà di diffondere conoscenza e consapevolezza riguardo agli eventi attuali con l’obiettivo di promuovere una società più equa, senza discriminazioni di genere, classe, razza, identità, religione, età, disabilità, etnia, nazionalità, specie e collocazione urbana, anche in Medio Oriente.